Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Dino Petralia
Esiste una geografia dei ricordi e anche una loro chimica.
Scorrerli in un’ideale sequenza, poi, é come affrontare una passeggiata cromatica e olfattiva sulle dorsali occulte dello scrigno dell’anima.
E se riascolti melodie lontane e dimenticate, anche quelle concorrono alla reviviscenza di momenti che quelle stesse armonie hanno accompagnato.
Per dirla in termini contemporanei, una sorta di web intimissimo e del tutto singolare, dove si naviga in connessione rapida col solo impulso del pensiero.
In città e al mare resistono infatti angoli indenni delle estati e degli inverni trascorsi, dove tuttora si avvertono vibrazioni di vita passata e con esse addirittura l’illusione di rivedere quegli stessi attori di un tempo.
Miraggi di un’anima che silenziosamente ha eretto quegli angoli a monumenti eterni della memoria del cuore.
Un bar, un punto di spiaggia, un portone di casa d’amici, il boschetto di una villa di città, nidi intimi di un diario scenico che si schiude puntualmente ad ogni passaggio.
Geografia e chimica nel campo dei ricordi sono poi sinonimi.
Ognuno di essi ha il prodigio di liberare moti ed emozioni favorendo uno scoppio interno al pari di una reazione chimica.
E che dire dei suoni, dei colori e degli odori!?
Entrare per caso o per voglia in un ricordo è come ricreare un’orchestra di tutto; e col vantaggio di addolcirlo con quel filtro benefico che il tempo che passa è capace di azionare.
Siamo folla nella folla.
Vita, memoria e ricordi: realtà esistenziali imprescindibili e talmente consequenziali che ognuna di esse non può vivere e manifestarsi compiutamente senza l’altra. E proprio in questi giorni di memorie, i versi dell’ ”Elegia del ricordo impossibile” di Jorge Luis Borges spiegano emozionalmente, consolano gli animi , leniscono dolori e malinconie più di intere biblioteche di saggi filosofici e studi psicologici:
“Qué no daría yo por la memoria…
Che cosa non darei per la memoria
di mia madre che contempla il mattino…
Che cosa non darei per la memoria
di aver udito Socrate
quando la sera della cicuta
serenamente analizzò il problema
dell’immortalità…”
Siamo moltitudine nella moltitudine dell’anima.