Ce la farà il Governo ad arrivare al 26 maggio? e quanti giorni sopravviverà alle macerie delle europee?
La crescita esponenziale della tempesta quotidiana di accuse e polemiche fra Cinque Stelle e Lega fa temere il rischio di una inedita prospettiva istituzionale: una crisi in piena campagna elettorale con consultazioni trasformate in comizi, lievitazioni di toni e proclami funzionali ai Tg e ai social, destinate a protrarsi fino al giorno dopo il voto.
Ma pur considerando il gioco delle parti elettorale, pochissimi scommettono sulla tenuta dell’esecutivo dopo il vortice delle europee.
Veleni e vendette della guerra politico-mediatica fra 5 Stelle e Lega lasciano già intravedere un the day after del voto del 26 maggio caratterizzato dalla formalizzazione della latente crisi di Governo, sostanzialmente in atto da mesi.
Due ipotesi su tre prevedono la crisi di Governo:
- Se si dovesse verificare un salasso di voti per i grillini, come prevedono i sondaggi, e un parallelo exploit di consensi di Matteo Salvini e della Lega, i risultati delle europee farebbero insorgere la base di 5 Stelle che reclamerebbe la fine dell’alleanza suicida con la Lega. In concreto l’eventuale successo oltre il 30/33% di voti per la Lega costringerebbe Luigi Di Maio ad uscire dall’esecutivo e ad accusare i leghisti di impedire il cambiamento dell’Italia promesso dal contratto di Governo e di cannibalizzare il Movimento.
- Se invece la Lega dovesse rimane al di sotto del 30% e i grillini tenere sul fronte del 20/22% sarà lo stesso Di Maio a pretendere un rimpasto di Governo per fissare i punti del contratto da realizzare e precisare i termini di un programma di legislatura.
La terza ipotesi è quella di una apertura al buio della crisi e la riproposizione dello stallo fra i partiti. Stallo che favorirebbe il Movimento 5 Stelle, mettendolo in condizione di scegliere alle condizioni dettate da Di Maio fra una rinnovata alleanza con Salvini, oppure di tentare una convergenza con Pd di Zingaretti che i sondaggi danno in ripresa.
Una convergenza alla quale, in funzione anti Lega, si unirebbero anche i parlamentari della sinistra.
Ipotesi al limite, questa di un governo 5 Stelle Pd, ma che da settimane é riservatamente molto presente nelle elaborazioni strategiche dei leader politici.
Il ribaltone dei grillini avrebbe comunque un effetto centrifugatore. L’ impatto più evidente riguarderebbe le contraddizioni e il riconoscimento della spregiudicatezza che farebbe emergere all’interno del movimento 5 Stelle.
Al Nazareno invece l’impatto sarebbe sostanzialmente positivo. Il ritorno al Governo contribuirebbe ad archiviare, con varie spruzzate di sottogoverno, l’era renziana e rilancerebbe il ruolo di baricentro politico del Pd.
In prospettiva a Salvini e alla Lega un ipotetico governo 5 Stelle Pd e la leadership dell’opposizione di centrodestra consentirebbe tuttavia di bypassare il difficile varo della finanziaria lacrime e sangue d’autunno, che comporterà o l’aumento dell’Iva oppure nuove tasse.
Sulla sponda del fiume, a Salvini non resterebbe che attendere l’immancabile deflagrazione dei contrasti fra piddini e grillini che potrebbe culminare con le elezioni anticipate nella primavera del 2020.
Prospettive molto diverse, che diventeranno concrete soltanto sulla base dei risultati delle europee.