Il precedente più famoso e caloroso é quello dell’amicizia personale fra Sandro Pertini e Giovanni Paolo II. Una consonanza molto più intensa dei rapporti di pur grande cordialità e stima reciproca via via intercorsi fra Wojtyla e Ciampi e fra Ratzinger e Napolitano.
Vivificato dalla profonda fede del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il rapporto fra il Quirinale e Papa Francesco dopo un crescendo costante di manifestazioni di grande stima ed espressioni di reciproca gratitudine, ha ora raggiunto con i discorsi di fine anno del Capo dello Stato e del Pontefice un livello di sublimazione religiosa e di concordia laica superiore anche al mitico rapporto fra il settimo Presidente della repubblica e il Papa Polacco che esattamente 40 anni addietro organizzarono un’escursione sciistica segreta sull’Adamello.
L’intesa fra Mattarella e Bergoglio é ancora più concreta perché incentrata sui principi cristiani e costituzionali, sullo spirito evangelico della missione salvifica della Chiesa e sul Dna laico, democratico ed egualitario della Costituzione italiana.
Mentre la quasi totalità delle valutazioni post Capodanno si é soffermata sulle peculiarità politiche, nelle parole del Presidente della Repubblica e del Pontefice si coglie invece una convergenza culturale, rigorosamente delimitata ai propri ambiti, che rappresenta un esempio storico internazionale d’evoluzione verso un’unica direzione, quella della coesistenza pacifica e delle libertà civili, dei rapporti istituzionali fra Stati e confessioni religiose. Univocità del tutto assente nei paesi islamici in Russia ed in Cina.
Una convergenza culturale evidenziata dalle incessanti invocazioni di pace e giustizia universale di Papa Francesco e dalla straordinaria focalizzazione del discorso di fine anno del Presidente Mattarella sulle essenzialità mancanti, l’indifferenza e il disorientamento del giovani, sui tanti motivi di allarme come la guerra, la violenza contro le donne, l’uso distorto della tecnologia e sull’essenzialità della partecipazione perché “prima che un dovere, partecipare alle scelte della comunità é un diritto di libertà. Anche un diritto al futuro”.
Un presente e un futuro sul quale mai, dall’unità d’Italia, Quirinale e Vaticano avevano trovato una sincronia come quella esistente fra Mattarella e Bergoglio. Dal “Tevere più largo” di Spadolini sulla svolta di Papa Giovanni XXXIII, all’identità di vedute.
Tanto che negli ambienti politici più maliziosi si osserva che per la prima volta i vertici istituzionali del Paese e della Santa Sede sarebbero paradossalmente interscambiabili. Mattarella farebbe benissimo il Papa (nella storia c’è già stato un Papa Sergio) , mentre Francesco al Quirinale, fra Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama, rischierebbe di rimpiangere la Curia vaticana…