Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta. Storie di vita e vicende vissute
by Roberto di Simone
“…Ove udirai le disperate strida,vedrai li antichi spiriti dolenti,ch’a la seconda morte ciascun grida” [Inferno–I° canto]
Spengo il motore, l’ antica ballata irlandese She moved through the fair smette di coccolarmi e subito trapassa i vetri il suono lacerante di un’ambulanza in arrivo. Apro lo sportello e m’immergo, come ogni volta, nelle acque dell’Acheronte, “il fiume del dolore”: l’inferno del Pronto Soccorso.
Una guerra impari, tra mezza dozzina di poveri Cristi, tra medici e infermieri, e un bacino di quasi 100 mila persone, tanti sono i potenziali utenti di Vittoria, ricca cittadina del Ragusano, patria di serre, fiori, ortaggi e Cerasuolo, con una folta comunità di Rumeni e di Afro-Medio-orientali. Moltitudine alla quale vanno aggiunti i residenti dei paesi limitrofi, che affluiscono pure all’ Ospedale di Vittoria.
Dalle 20 in poi, d’estate specialmente, è ancora peggio, poiché in quel fortino di poveri Cristi ve ne sono la metà. Con un solo un medico di turno, chè i soldi non ci stanno, ma gli sprechi e gli stipendi lauti di alcuni, invece sì… Mentre i potenziali pazienti aumentano, essendo Vittoria vicina a spiagge, villaggi turistici ed emigrati&turisti in vacanza.
Un bel respiro ed entro…ormai abituato a ciò che dovrò sentire, vedere, annusare, attraversando quel corridoio che dall’ingresso mi porterà al mio ambulatorio dei Codici Bianco-Verdi e poi per tutto il turno…
Specie nei momenti caldi, quel corridoio diventa un Suq, una Vucciria dolente e maleodorante di disinfettanti, vomito, sangue ed altro ancora..un vortice di barellieri indaffarati a “sbarellare” pazienti,come fosse pane da infornare, di parenti che piangono, gridano, s’infuriano o aspettano con angoscia..di infermieri e medici che, in un fitto e spesso frenetico codice di disposizioni, cercano di rendere le cose più difficili alla morte e ai malanni, ma prima ancora di quel corridoio, lui… quel martire posto da solo, là, dove inizia la trincea di quell’Inferno.
L’infermiere triagista, colui che accoglie per primo i pazienti e dopo due-tre rapide ed essenziali domande, assegna il codice-colore di priorità di visita: Bianco-Verde-Giallo-Rosso. Entro, lo saluto, ma non ha tempo di badare a me, poiché sta tentando di rabbonire un marito inferocito, che urla e assesta terribili manate sul vetro, per le due ore di attesa, durante le quali la moglie ha bramato di dolore per una probabile colica renale. Guardo quel vetro, che lo separa e protegge da un acquario di umanità dolente, spesso sconvolta e pronta a tutto.
Lui ci prova, ma come fai…come fai a far comprendere a un marito la cui moglie vomita, si contorce e piange dal dolore, che “Ci sono delle priorità di ingresso, e abbiamo avuto un “rosso” e un solo medico”? Non ti capisce…non può capire…non può capire ciò che nemmeno noi possiamo, ma di cui taciamo di fronte a loro, e cioè:
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Come è possibile soffrire e, a volte, morire, nell’attesa che ti curino!?
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Come è possibile non capire che il modello attuale di Pronto Soccorso è inadeguato, trascurato!?
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Come è possibile accettare l’idea ripugnante che accanto a sprechi e privilegi (… tu chiamali, se vuoi, emolumenti…) si debba supplicare un foglio A4 o che non vengano ampliati gli Organici di medici e infermieri dei Pronto soccorso??
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Come è possibile immaginare una guerra combattuta, a Vittoria di notte, tra un medico e 100-130 mila potenziali pazienti!?