Raggi dimissioni in progress
Capitale disastrata nazione allo sbando. A 62 anni di distanza per i vertici del Movimento 5 Stelle la metafora dello storico titolo dell’Espresso, che smascherò l’Italia del malaffare, riecheggia con tutte le sfumature della disperazione.
Con la media di un disastro della Raggi a settimana sarà davvero difficile arrivare alle elezioni politiche della tarda primavera 2018 senza perdere consensi e rischiare di mancare Palazzo Chigi.
L’elenco è talmente lungo che è perfino difficile sintetizzare le ultime debacle: trasporti, acqua, raccolta rifiuti, mancati alloggi per i rifugiati, 17° assessore in un anno e il cumulo del triplice incarico a Presidente, amministratore delegato e direttore generale all’Atac subito contestato dall’Autorità anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone.
Un devastante bilancio estivo che alla disperazione dei 5 stelle ha aggiunto l’esasperazione dei romani e il crescente allarme delle istituzioni per le conseguenze dell’evidente buco nero dell’amministrazione Raggi.
A meno che la situazione non precipiti ulteriormente, anche per effetto di eventuali esiti giudiziari, fino alle dimissioni di Virginia Raggi.
Dimissioni che cavalcherebbero l’alibi politico della denuncia della congiura posta in essere per impedirle di amministrare dai poteri forti, governo, regione, burocrati, media e forse anche il Vaticano.
In caso di prosecuzione amministrativa l’exit strategy del movimento per l’attuale sindaco prevede di tamponare propagandisticamente tutti i possibili ulteriori rovesci fino alle politiche del 2018 e subito dopo farla dimettere, sempre sull’onda della denuncia della congiura patita, oppure scomunicarla e dimissionarla in caso di ostinata resistenza.
Dimissioni di Virginia Raggi diventate ormai un mantra per un numero sempre crescente di romani e secondo gli ultimi sondaggi anche di una parte consistente del popolo grillino.